Donne, è arrivato l’arrot… ahem, l’8 marzo!
Come ogni anno è arrivato l’8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna (o Festa della Donna, com’è spesso chiamata qui in Italia).
Tuttavia, una giornata che dovrebbe essere l’occasione per celebrare la donna e parlare in maniera approfondita della questione femminile si trasforma, di regola, in una giornata di luoghi comuni e falsi miti. Così le donne l’attendono non con gioia o interesse, ma roteando gli occhi per l’esasperazione.
Proviamo a fare chiarezza!
La Giornata Internazionale della Donna: falsi miti e frasi da dimenticare
La Festa della Donna è un giorno in cui si ricorda il tragico incendio che rubò la vita a moltissime operaie.
Falso!
La Festa della Donna non è assolutamente l’anniversario di una qualche tragedia. Questa bufala, che gira ormai da moltissimi anni, continua a godere di grandissima popolarità… ma si tratta, appunto, di una bufala. Buonissima in insalata o sulla pizza, ma non altrettanto bella sulle bacheche Facebook.
Si tratta, in realtà, dell’anniversario del giorno in cui le donne presero la parola per la prima volta al Congresso Internazionale Socialista per reclamare il suffragio femminile. Un’occasione, insomma, decisamente femminista.
La Festa della Donna nasce per celebrare la bellezza delle donne.
Falso!
Ripetiamolo tutti insieme: la bellezza…
- Non è la misura del valore di una donna
- È un canone sociale mutevole nel tempo
- È soggettiva!
Quindi l’8 marzo si celebrano tutte le donne, “belle” e “brutte” (ma poi, secondo chi?).
Le donne non si toccano neppure con un fiore.
Arghhh!!!
Tra tutte le frasi che popolano le bacheche di Facebook ogni anno, questa è forse la peggiore. Non solo perché paragona la donna a qualcosa di fragile e delicato, da trattare coi guanti, ma perché spesso viene pronunciata da quegli stessi uomini che non si fanno problemi, il resto dell’anno, a utilizzare insulti misogini o a contribuire in maniera molto pratica al problema della violenza sulle donne.
Con un fiore no, quindi… ma con tutto il resto sì?
Un mazzo di libri
Quest’anno, INCIPIT23 ti invita a celebrare te stessa non solo con un mazzo di mimose (che comunque ci piacciono un sacco) ma anche con un bel mazzo di libri a tema femminile.
Volevamo conquistare il cielo
«No, da te non me lo aspettavo.» Non riuscivo a credere alle mie orecchie. «Tu vuoi la donna modello “angelo del focolare”, che si realizza soltanto nella maternità. È questo che vuoi?»
Nel romanzo di Donatella Di Paolo e Laurenzo Ticca, la co-protagonista Lea non risparmia un colpo alle storture della società. Quando l’amore della sua vita la abbandona in seguito alla sua decisione di rivendicare il diritto di scegliere, Lea va avanti per la sua strada, senza permettere a nessuno di insegnarle cosa dovrebbe essere una donna.
Gli uomini, anche i più illuminati, o forse proprio quelli, non tollerano che una donna perda il controllo, neppure se in gioco c’è una decisione che potrebbe cambiare la sua vita per sempre. Devi essere pacata, spiegarti – senza passare magari dalla ragione al torto – e non sbroccare, perché se no sei pazza. Una pazza isterica. Uterina, appunto. E questo una donna non se lo può permettere.
Lea è la voce di tutte le donne. Perché tutte almeno una volta, sul lavoro o nella vita privata, ci siamo ritrovate a subire ingiustizie per il nostro essere donne. Tutte, non una di meno.
Una nuova luce
Mi chiamo Giulia, non sono felice. La mia esistenza scorre via, triste e cupa come la penombra nella mia stanza da letto, in attesa di un raggio di luce che possa illuminarla. La mia vita coniugale è malinconica, vuota, senza affetto. Gaspare mi tratta come fossi la sua serva, una persona della quale disporre, in maniera autoritaria, prepotente, senza alcun rispetto.
Quante di noi, soprattutto le più giovani, sono rimaste sconvolte dallo scoprire che in Italia fino al 1981 vigeva il delitto d’onore?
Una nuova luce di Tomaso Nigris è un romanzo che mette a nudo tutte le ipocrisie e la brutalità della società italiana di non molto tempo fa. Basta parlare con una madre, una nonna, un’amica più grande per rendersi conto di quanto la donna fosse considerata, fino a pochissimi anni fa, una proprietà dell’uomo.
Ci siamo sposati perché sembrava inevitabile, una cosa da fare. Ricordo ancora le parole di mio padre: “Non lasciarti sfuggire quest’occasione, se non vuoi rimanere zitella”.
“E il fidanzatino?” “Quando ti sposi?” “Guarda che resti zitella!” “L’orologio biologico fa tic toc…” alzi la mano chi non si è mai sentita dire almeno una di queste cose.
Ecco.
Giulia, la protagonista del romanzo, è una donna infelice che è stata costretta dalle aspettative sociali (e dalla volontà del padre-padrone) a sposare un uomo violento e possessivo. Ma non è lui l’unico a portare avanti la cultura misogina profondamente radicata nel piccolo paesino di Albizzone… e, trattandosi di un romanzo giallo, state pur certe che tutti i nodi verranno al pettine.