Write Like A Mother. Intervista a Eman Quotah, autrice di “Sposa del mare”

Write Like A Mother. Intervista a Eman Quotah, autrice di “Sposa del mare”

Come è nata la storia di “Sposa del mare”, appena pubblicata da Incipit23 per il pubblico italiano? Lo racconta Eman Quotah, l’autrice, in una intervista di Jaime Hernodon per FictionAdvocate

Sposa del mare è il romanzo d’esordio di Eman Quotah. Raccontato attraverso molteplici punti di vista, in un arco temporale di diversi decenni, questo romanzo narra ciò che può accadere dopo una singola scelta fatale. Munīr e Saīda sono sposati, in attesa della loro prima figlia. Poco dopo la nascita di Hanadi, Munīr torna in Arabia Saudita e Saīda resta a Cleveland con sua figlia. Terrorizzata dall’idea che Munīr tornerà per portargliela via, Saīda sceglie di fuggire con Hanadi. Munīr non smette mai di cercare sua figlia, e la vita di lei si dipana in maniere sorprendenti, che le permettono di scoprire il vero significato della parola famiglia, e di come ognuno possa creare la propria. Quotah mi ha gentilmente contattata via email riguardo al suo romanzo.

Questa è una storia che parla di famiglia, dei sorprendenti risvolti che può avere, dei rapporti tra genitori e figli e, in ultima istanza, di cosa significa per noi la famiglia e in che modo ci dà forma. Per me, è iniziata come una storia di un certo tipo ed è finita come qualcosa di diverso, in una maniera molto bella. Qual è stata l’ispirazione per questo libro?

Photo credit: Andrew Chen

Un amico di famiglia ha vissuto ciò che ha attraversato il mio personaggio Munīr. La sua ex moglie ha rapito sua figlia e lui non l’ha vista per anni. Conoscevo questa storia da bambina e, quando sono cresciuta, ho scoperto che padre e figlia si erano finalmente ricongiunti. Ho iniziato a pensare a come sarebbe stato incontrare il padre che pensavi ti avesse abbandonata, o addirittura che ritenevi morto. Ho iniziato a scrivere una versione fittizia di quella famiglia. Volevo mostrare tutti i cerchi concentrici scaturiti da quella singola azione: per il padre, per la madre, per la figlia, per i parenti e gli amici, da un lato e dall’altro.

La mia ispirazione viene anche dal fatto che sono cresciuta a Gedda con una famiglia enorme, undici zie e zii e dozzine di cugini di primo grado. Non ho mai letto una saga familiare saudita, perciò ho voluto scriverne una.

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Sposa del mare, Eman Quotah, Incipit23 2022Nel 2017, hai scritto in un articolo che c’è sempre stato bisogno di più storie musulmane —non solo in risposta al Muslim Ban di Trump. Da allora, hai visto più storie musulmane? Cosa ti piacerebbe vedere nei prossimi anni?

Credo di aver visto più storie musulmane negli Stati Uniti, soprattutto libri per bambini, negli ultimi 5-10 anni. È un’osservazione aneddotica, non le ho contate, ma la sensazione è proprio quella. Ci sono autrici come Samira Ahmed, Sabina Khan, Saadia Faruqi, Hena Khan, e molte altre. Nella narrativa per adulti, c’è A Place for Us di Fatima Farheen Mirza, e The Beauty of Your Face di Sahar Mustafah, due romanzi i cui personaggi sono profondamente musulmani. Non nel modo problematico a cui siamo stati abituati dalla letteratura e dai film occidentali, ma in una maniera davvero umana. Ms Marvel, la serie a fumetti su un’eroina adolescente pakistana-statunitense, diventerà presto una serie TV. C’è la serie TV Rami della Hulu che parla di un uomo egiziano-statunitense e della sua famiglia e amici. E amo il podcast Tell Them I Am di Misha Euceph. Tutti gli ospiti sono musulmani, ma le storie che raccontano parlano dei piccoli momenti nelle loro vite che li hanno cambiati, non del fatto che sono musulmani.

Naturalmente non voglio screditare le storie musulmane che precedono questi ultimi anni. Gente come il comico Maz Jobrani e la romanziera e saggista Laila Lalami fanno sentire la propria voce da parecchio. E molte storie musulmane vengono da posti al di fuori degli Stati Uniti. Al giorno d’oggi è molto più semplice trovare libri e film realizzati da musulmani rispetto a una volta, perciò incoraggio le persone a esplorare e imparare da queste narrazioni. Esistono anche delle bellissime antologie di scritti musulmani.

Questo è il tuo romanzo d’esordio, ma hai già pubblicato racconti e articoli per diversi media. Trovi che scrivere narrativa e saggistica siano due esperienze diverse?

Non ci avevo pensato granché finora! Ma in effetti credo che, per me, scrivere narrativa e saggistica siano due esperienze diverse. Quando scrivo saggi, solitamente riesco a tirarli fuori in un paio di sessioni di scrittura. Cioè, la mia saggistica tende a essere molto corta, e non la scrivo spesso. A volte, trovo un medium che può essere giusto per me e scrivo qualcosa che potrebbe interessargli. Qualcosa che ho sempre voluto scrivere, magari, ma che non sapevo dove avrebbe potuto trovare una casa.

La narrativa, invece, mi impiega più tempo. In primis perché scrivo romanzi che richiedono anni, ma anche i racconti brevi sembrano richiedere un bel po’ per venire fuori nel modo giusto, oppure sembrano voler vivere nella mia testa per qualche tempo.

In più, quando scrivo saggistica, scrivo e riscrivo le frasi nella mia mente. Le idee mi rubano il cervello. Ma con la narrativa sono i personaggi che si trasferiscono nella mia testa. Penso a loro tutto il tempo mentre sono in una fase di scrittura di narrativa.

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Come hai iniziato a scrivere?

Sono arrivata alla scrittura dalla lettura. Da bambina ero una divoratrice di libri, e volevo fare ciò che facevano gli autori dei miei libri preferiti: scrivere qualcosa che potesse suscitare emozioni nelle persone e restare impresso.

Quali erano i tuoi libri preferiti da giovane?

La mia autrice preferita in assoluto era Robin McKinley e il mio libro preferito tra i suoi La spada blu. L’ho preso alla biblioteca del quartiere a Cleveland Heights, in Ohio, un’estate, perché mi ero innamorata della copertina di una guerriera velata a cavallo con una spada blu fiammeggiante. La protagonista è una ragazza orfana che diventa una magica eroina spadaccina e, come me, era di sangue misto. Non ricordo di aver trovato lo stesso elemento in altri libri per ragazzi a quei tempi.

Hai una routine per scrivere? Se sì, ce la descrivi?

Per me contano più gli obiettivi delle routine. Per esempio, l’anno scorso, uno dei miei obiettivi era revisionare un manoscritto per ragazzi che avevo scritto. Perciò ho cercato di impostare un ritmo che mi permettesse di sistemare tutti i capitoli. A volte, questo significava scrivere per tre o quattro giorni a settimana, di solito la sera e nei weekend.

Però è anche vero che, nei primi quattro mesi dello scorso anno, ho trovato un lavoro che mi permette di lavorare quattro giorni a settimana. Durante quei mesi, la mia routine era scrivere di giovedì. Se ero in una fase particolarmente creativa, allora mi veniva voglia di scrivere anche nel weekend, ma il giovedì era il giorno dedicato. E, la maggior parte dei giovedì, avevo un obiettivo in mente per la giornata.

Gli obiettivi mi mantengono focalizzata. Non sono super rigida riguardo alle scadenze arbitrarie che mi impongo. Ma, allo stesso tempo, cerco di assumermene la responsabilità. Se mi dico che entro giugno avrò concluso una certa cosa e poi non lo faccio, penso a quale potrà essere una scadenza successiva che mi andrà comunque bene: settembre, ottobre, quello che è.

Come può la comunità creativa supportare le donne e, in particolare, le madri?

Pubblicateci. Pagateci. Contattateci per proporci del lavoro. Non molestateci sessualmente.

Sì. Mi sembra che, grazie al #metoo, ci sia stato un breve periodo in cui sembrava che le cose stessero cambiando, ma non sono così certa che sia stato qualcosa di permanente.

Purtroppo no.

Quali sono le tue difficoltà al momento, come genitrice e come scrittrice?

Come genitrice, la difficoltà più grande è l’effetto che la pandemia ha avuto sui miei figli, che sentono la mancanza della scuola e degli amici. In autunno sono riusciti a fare dei giri in bici rispettando il distanziamento sociale e cose così ma, ora come ora, con il clima sempre più freddo e i contagi di Covid-19 che risalgono, siamo tornati agli incontri virtuali tra amici. Come scrittrice, sto avendo difficoltà con il misto di gioia e ansia causato dal fatto che, finalmente, la gente ha letto il mio libro.

Quali libri ti sono d’ispirazione e cosa stai leggendo adesso?

Così tanti libri mi ispirano! Ho letto Running in the Family di Michael Ondaatje quand’ero adolescente, e rimane la mia pietra miliare tra i libri sulla famiglia. Di recente mi ha ispirata A Girl Is A Body of Water di Jennifer Nansubuga Makumbi, perché è un romanzo molto femminista — un romanzo che parla di femminismo — e per via del modo in cui rappresenta una cultura, e una famiglia, che cambiano nel corso del tempo. Ora sto leggendo One Night Two Souls Went Walking di Ellen Cooney e Negotiations di Destiny O. Birdsong.

Cosa c’è all’orizzonte per te? Quest’anno, il mio obiettivo sarà o quello di reimmaginare un altro manoscritto per ragazzi che mi è rimasto in coda oppure iniziare qualcosa di completamente nuovo: un romanzo storico arabo-americano hollywoodiano.

Jaime Herndon
(traduzione a cura della redazione)

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Sposa del mare, Eman Quotah, Incipit23 2022

Questa intervista è apparsa per la prima volta in inglese sul blog FictionAdvocate a gennaio 2021.

Eman Quotah

Eman Quotah è l’autrice del romanzo "Sposa del mare", con il quale esordisce nel panorama letterario. Cresciuta a Gedda, in Arabia Saudita, e a Cleveland Heights, in Ohio, le sue storie sono apparse su diversi giornali e riviste, tra cui: The Washington Post, USA Today, The Toast, The Establishment, Book Riot, Literary Hub, Electric Literature. Vive con la famiglia vicino a Washington D.C.
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