I “Versetti ironici contro l’ansia” e la loro ansiosa promozione

I “Versetti ironici contro l’ansia” e la loro ansiosa promozione

Proprio ora che il mio libro Versetti ironici contro l’ansia (Incipit23) è finalmente in arrivo, sto scoprendo un nuovo genere di ansia che, cinica, comincia a saettare pungolante: è affilata, tagliente, ti costringe sul filo del rasoio.

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Da una parte vorresti che il mondo sapesse subito la notizia, perché: come può un libro di versetti ironici contro l’ansia non intrigare e sedurre? Tanto più che il 79% degli italiani, secondo recenti studi, ha sperimentato almeno un attacco d’ansia nella vita. Tanto più che il potere terapeutico della risata e dell’ironia è ormai universalmente riconosciuto.

Dall’altra parte, invece, senti l’oppressione da promozione. E allora è meglio tacere perché tanto il libro parla già da solo e, se vale, emergerà così, quasi per magia. Meglio non esagerare, meglio restare di lato, riservati. Quasi quasi fingere noncuranza.

Io?! Un libro di versetti ironici contro l’ansia? Ma quando mai! Io?! Uno scrittore ansioso? Con questa faccia? Ma mi faccia il piacere!

Il fatto è che ci vorrebbe il giusto equilibrio, quel sapiente e delicato saper promuovere che si muove sinuoso ed elegante infilando notizie e battute sulla dirompente relazione tra ansia e ironia, cercando di intrigare e destare interesse.

Senza stressare, però.

Bisognerebbe farlo con disinvoltura, senza neppure nominarlo il titolo di questo benedetto libro, perché saranno gli altri, poi, ai incuriosirsi, a trovarlo, a promuoverlo, a scriverne.

Ecco, sì, il giusto equilibrio.

Il giusto equilibrio?!

Ma scusate… se uno scrittore ansioso fosse equilibrato non sarebbe ansioso. Saprebbe promuoversi con vincente disinvoltura, certo, ma non avrebbe mai potuto scrivere cinquanta versetti contro l’ansia, cinquanta micro racconti surreali, spesso al limite del demenziale, che provano a folgorarla con un comico cortocircuito narrativo. Soprattutto non avrebbe mai potuto divertire e divertirsi alle spalle della sua stessa ansia.

E quindi mi trovo costretto a camminare barcollando su questo filo sottile in mezzo alla tempesta, in equilibro tra due devastanti ansie che mi consumano: spammare o tacere? Recitare la parte dell’allegro banditore senza scrupolo, o quella dello scrittore riservato che resiste, che non cede alla dannata tentazione, che ostenta indifferenza e, proprio per questo, spera di risaltare?

Non so come andrà a finire.

Anzi, lo so: devo solo decidere da quale parte del burrone si precipita meglio.

Fabio Santa Maria

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*Sfondo foto creata da wayhomestudio – it.freepik.com

Fabio Santa Maria

Fabio Santa Maria, ansioso sin da quando nacque a Milano nel 1964, voleva fare di tutto tranne lo scrittore. Nel corso degli anni ha collaborato con piccole realtà editoriali (Positive Press Edizioni, Macro Edizioni, Altreconomia Edizioni, Armenia, Edizioni, Ortica Editrice, Terranuova Edizioni) pubblicando (con vari pseudonimi) articoli, piccoli saggi e pamphlet su ecologia, consumo critico, economie alternative, micro editoria e antispecismo. Vive da alcuni anni in Sicilia con la sua compagna e, insieme, hanno realizzato il progetto Libri e Letture Vagabonde.
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