Mostra del Cinema di Venezia. 90 anni di storia

Mostra del Cinema di Venezia. 90 anni di storia

6 agosto 1932, nasce la Biennale Cinema di Venezia, la Mostra del Cinema più esclusiva del mondo. Lo racconta con parole e immagini il libro Lo sguardo su Venezia di Barbara Ainis.

Grazie all’intuizione geniale del Conte Volpi di Misurata, 90 anni fa il Lido si trasformava nella meta preferita dal jet set internazionale. Nomi del calibro di Greta Garbo e Clark Gable, Vittorio De Sica e Boris Karloff attirarono un pubblico di oltre venticinquemila spettatori. Ciò, per assistere sulla meravigliosa terrazza del Grand Hotel Excelsior alle proiezioni di quei primi, eroici capolavori del grande schermo, nella prima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Quale è stato il primo film proiettato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia? Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Rouben Mamoulian

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“Il Lido xe straco”. Sembra proprio che abbia detto così Giuseppe Volpi, grande imprenditore e presidente della Biennale di Venezia. Il Lido, che nell’Ottocento era stato il luogo della solitaria ispirazione di Goethe e Lord Byron, si era da pochi decenni convertito in una delle più importanti e moderne destinazioni balneari d’Europa, al pari di Viareggio e Biarritz. Aveva conquistato turisti aristocratici, alto borghesi e l’élite culturale internazionale con i suoi Grand Hotel in stile Liberty e i bagni con le iconiche cabine sulla lunga spiaggia di sabbia affacciata sul mare turchese.

E allora il Conte Volpi, già artefice della trasformazione turistica dell’isola, si inventò un nuovo modo di dare vita e visibilità a Venezia e alla sua spiaggia. Il cinema, nato da poco, aveva già conquistato il pubblico, trasformandosi, da sperimentazione muta e spettacolare, in una nuova forma di racconto popolare. L’idea assolutamente innovativa, che ha garantito un successo senza uguali alla Biennale del Cinema di Venezia, fu quella di attribuire al cinema per la prima volta a livello internazionale il suo valore in campo artistico, culturale ed educativo. Grazie a Venezia il grande schermo è riconosciuto come campo creativo della Settima Arte. E il Lido ne divenne il tempio indiscusso.

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Scopri di più sul libro fotografico Lo sguardo su Venezia

Nel mio libro fotografico Lo sguardo su Venezia (Incipit23, 2021) ho raccontato, con immagini e parole, la storia degli albori del cinema e della Mostra di Venezia. È un libro che al grande schermo appartiene in qualche modo. Questo perché è tratto dal documentario Lo sguardo su Venezia del quale sono autrice del testo magistralmente interpretato dalla grande Ottavia Piccolo. Il documentario, che ha recentemente vinto il Best Documentary Film Award al Garden Route International Film Festival 2022, e il libro vogliono proporsi come una riflessione sull’evoluzione nei secoli del rapporto tra immagine e identità di Venezia. Una riflessione arricchita dai preziosi interventi di molti grandi della cultura internazionale.

“Inutile cercarla nei riflessi dei canali. Non la si trova neppure nel miraggio sospeso e senza tempo dei palazzi, sui suoi ponti o sull’acqua attraversata dalle gondole. Quel che si vede, quello che si crede di cogliere, non è che l’illusione della sua immagine. È la raffigurazione di un mito, di una città che, moderna come nessun’altra, ha trovato da secoli nella rappresentazione di se stessa il suo prodotto e la sua fortuna. Ma così facendo, col tempo ha smarrito la propria identità”.
Lo sguardo su Venezia, di Barbara Ainis (Incipit23, 2021)

La grande attrice Ottavia Piccolo, attenta e sensibile conoscitrice della Laguna e abitante del Lido ormai da diversi anni, ha voluto firmare l’introduzione al libro Lo sguardo su Venezia. In queste pagine emozionanti ha raccontato il suo sguardo sulla città, uno sguardo intimo e amorevole eppure sufficientemente distante da poter essere lucido e propositivo.

Il mio sguardo su Venezia è inevitabilmente ancora meravigliato, rivolto verso l’alto. Mi vado a infilare per scelta in calli dove non sono mai stata, in corti che non ho mai visto. Anche se ci sono dei cancelli, li supero, entro, chiedo permesso. Sono una strana veneziana  che si perde ancora spesso. E mi piace farlo, perché tanto alla fine arrivi sempre a un rio, e allora, semplicemente, torni indietro. In fondo non c’è rischio di sbagliarsi.
Dall’introduzione di Ottavia Piccolo, Lo sguardo su Venezia (Incipit23, 2021)

Ottavia Piccolo
Introduzione di Ottavia Piccolo, foto ©Tommaso Le Pera

In una recente intervista che le ho fatto personalmente per la rivista Mondo Arte, mi ha parlato del suo rapporto con la Mostra del Cinema di Venezia: “Parlare del Lido, naturalmente, è parlare anche del cinema e della Mostra. Io, a dire il vero, sono andata sempre come ospite e non per pellicole a cui ho partecipato. Ma negli anni ho visto centinaia di film. Assistevo anche cinque film al giorno, ora un po’ meno. Mi piaceva moltissimo: partivo la mattina con bici e guardavo due film, poi altri due al pomeriggio e uno la sera. Il Palazzo del Cinema e l’Ex Casinò sono anche magnifici esempi di architettura modernista e razionalista.

[…] Si sta bene al Lido, ha un microclima stupendo, non soffre dello spopolamento di Venezia perché la gente ci vive e ci lavora, nel turismo sì, ma anche nei negozi, negli uffici, nei supermercati. Certo penso che ci sarebbe spazio anche per altro. Per mantenere un’appendice della Biennale Cinema anche d’inverno ad esempio. Se pensiamo che a luglio arrivano camion e camion per allestire uffici e sale di proiezione nel Palazzo del Cinema e nel Casinò e poi a mostra finita al 15 settembre si smonta tutto, è un vero peccato.

La Biennale è un’istituzione magnifica che fa venire a Venezia un sacco di gente con cinque diverse esposizioni, ma tutto succede da maggio a ottobre.

E invece sono convinta che potrebbe continuare, magari se si spostassero gli archivi della Mostra del Cinema da Mestre al Lido. O magari Venezia e con lei anche il suo Lido potrebbero diventare un vero laboratorio creativo. Ormai abbiamo imparato che possiamo in molti casi lavorare a distanza. E allora quanti artisti, creativi, informatici, ingegneri potrebbero venire qui a realizzare i loro progetti? Si tratta di avere una visione e di guardare lontano”.

Una parte fondamentale del mio libro Uno sguardo su Venezia è rappresentata da quelle eleganti pagine nere che ospitano il contributo prezioso di Carlo Montanaro, storico del cinema e collezionista. In questi spazi, che si alternano al mio testo e agli interventi di altri personaggi della cultura internazionale, il professor Montanaro racconta con le sue parole e le stupende immagini del suo archivio l’evoluzione della tecnica ottica che ha portato all’invenzione del cinema e di come tutto questo abbia influenzato l’identità di Venezia. E racconta anche del ruolo fondamentale che in questa evoluzione ha avuto la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Quando poi, verso la fine degli anni Venti, il cinema iniziò a parlare, oltre che a rivestirsi di colori finalmente verosimili, proprio da Venezia partì un segnale molto forte di rinnovata e definitiva considerazione verso un linguaggio che voleva ispirarsi a quelli di tutte le altre Muse già esistenti, condensandoli nella “decima”. Era un economista e un politico quel visionario. Osò, senza nascondere aspetti anche di ordine commerciale, accostare il cinematografo alle arti tradizionalmente riconosciute.

Il Conte Volpi, a capo di una grande catena alberghiera e presidente della Biennale di Venezia, decise di inserire questo nuovo sistema di racconto, di informazione, di spettacolo. E, soprattutto, di attrazione popolare tra le manifestazioni legate all’esposizione fondata nel 1895. E proprio sulla terrazza a mare dell’Hotel Excelsior del Lido, il 6 agosto del 1932 fu proiettato il film Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Rouben Mamoulian. Nacque così la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e quella che sembrava poter essere solo una macchina per fare denaro e attirare i favori del “popolino”, si rivelò anche nella sua natura di prodotto d’arte. Mantenendo però tranquillamente – si badi bene – le due valenze.

Carlo Montanaro, Lo sguardo su Venezia (Incipit23, 2021)

 

 

Barbara Ainis

Giornalista professionista, responsabile della comunicazione di Incipit23 e autrice di documentari. Dal 2015 ha firmato come autore diversi cortometraggi e lungometraggi documentari, tra i quali: A.Wildt. Il marmo e l’anima (2015) e Éphémère. La bellezza inevitabile (Best Documentary Award al SIFF 2018), dal quale ha tratto l’omonimo libro pubblicato da Franco Maria Ricci Editore, e Uno sguardo su Venezia (Best Documentary Film al GRIFF 2022), con Ottavia Piccolo, dal quale pure ha tratto il libro omonimo pubblicato con Incipit23.
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