Di tutt’altra pasta

Di tutt’altra pasta: la magia di essere unici

Il protagonista è un bambino delle elementari, costretto a trasferirsi in Inghilterra insieme ai suoi genitori. Lasciare gli amici, i luoghi di sempre, è molto difficile per lui, ma una difficoltà ancora più grande lo attende: una lingua totalmente nuova che lui proprio non sa parlare. Si ritrova così vittima di bullismo. Un rovesciamento di quello che solitamente capita nelle nostre scuole – come a ricordarci che, alla fine, si è sempre il diverso di qualcun altro. Proveniente da un’Italia intollerante nei confronti dello straniero, adesso lo straniero è proprio lui.

Ma la diversità può essere anche un punto d’incontro, un’occasione per scoprire una cultura nuova: i genitori del protagonista questo lo sanno, e decidono perciò di trasferirlo in un’altra scuola…

Di che pasta è fatta l’amicizia?

E una volta cambiata la scuola come faranno i genitori del protagonista ad aiutarlo a integrarsi? Ma è semplice: organizzando un pranzo in cui ogni piatto sia studiato per rispecchiare l’unicità dei suoi compagni di classe. Piatti di pasta, naturalmente.

Così al bambino cinese vengono serviti spaghetti sottili con acciughe e olive nere; alla bambina africana dei fusilli al nero di seppia, ricci come i suoi capelli; al bambino inglese, biondissimo, una bella carbonara; e così via, in una festa di colori e sapori che rappresenta in pieno lo spirito accogliente della cucina della nostra Italia.

La parola allo chef Guerrino Maculan

“Di Tutt’Altra Pasta” è un racconto molto bello e scorrevole nel leggerlo. Mi è parso di vedermi nella prima stagione in Svizzera, giovane, 14 anni non ancora compiuti, in una grande cucina di un grandissimo hotel di lusso del Canton tedesco. A scuola mi avevano fatto studiare francese e inglese, quindi di tedesco non masticavo nulla. Per fortuna, in tutto il mondo la lingua ufficiale in cucina è il francese, quindi per il servizio un po’ me la cavavo. Certo, però, che l’apprendimento era molto difficile: tutti molto gelosi del proprio sapere… e l’executive chef pareva quasi un dittatore!

Molto bella la descrizione e la trovata della personalizzazione del menù. Bravissimi quei due genitori chef per avere confezionato un piatto di gastronomia italiana basato sull’aspetto dei ragazzi e dell’insegnante: in una sola lezione hanno dimostrato la grandezza dell’Italia nella sua cultura gastronomica, la varietà dei suoi piatti, uguali ma differenti nei sapori se nati nelle Alpi, presso laghi e fiumi, nelle verdi pianure, nelle strette valli, nei declivi di verdi colline, il tutto armonizzato da una brezza marina. A volte penso che il Creatore abbia voluto sbizzarrirsi in questa penisola, piccola, ma ricca di storia, arti, cultura e natura.