4,99€ – 17,00€
— Dodici racconti, ventuno immagini d’epoca e un viaggio nella sicilianità più autentica
In queste novelle beffarde, comiche e liriche insieme, vengono narrati i fatti di una città che è paesaggio e personaggio al tempo stesso: la dolcissima Modica. Recuperati da un passato all’apparenza perduto, personaggi folkloristici e realmente vissuti si alternano sul palco vivo della città, tra vicoli assolati e caffè storici, scuole e conventi, case e teatri. L’autore racconta le loro storie con l’ironia bonaria e affettuosa di chi viaggia attraverso i ricordi. Ed è proprio questa la vera natura del libro: un viaggio, una passeggiata incantevole tra personalità uniche, luoghi meravigliosi e prelibate dolcezze. Il ritratto a matita di una città e i suoi abitanti, in tempi che, senza questo libro, sarebbero sfumati fino a sparire.
Descrizione
Dalla prefazione di Maurizio Crosetti
Ci sono persone e luoghi che si possono salvare solo raccontando, come ne Le mille e una notte. Finché si racconta non si muore. E Marco Sammito, con Modica, lo fa: racconta e salva. Lui è un affabulatore anche sulla pagina scritta, la prende larga, poi fa dei giri sempre più vicini, finge di divagare e infine chiude il cerchio. E dentro quel cerchio, si può starne certi, c’è sempre un uomo.
Questo è un autore che sa raccontare personaggi e luoghi. Sono parte dell’identico paesaggio: una geografia dove attori e teatro diventano, insieme, protagonisti e scena. A volte basta un accenno, un tic, un certo modo di camminare o parlare, un abito, una mezza battuta, ed ecco il personaggio. Oppure è sufficiente un odore, un profumo, un fiore di cappero su un muro in pieno sole, ed ecco il paesaggio. Tutto si tiene e tutto scorre.
In queste novelle beffarde, comiche e liriche insieme, vengono narrati i fatti di una città che è la stessa “melagrana spaccata” di Bufalino. Sono recuperati in un passato in apparenza perduto, e invece Marco Sammito li va pescare chissà dove e ce li restituisce intatti come un quadro appena dipinto: ci avviciniamo e vediamo che i colori ancora non si sono asciugati. E sono tempere, pastelli. Perché il tocco è lieve e si sorride parecchio, ma è soltanto un modo per non indugiare sul poco che siamo, sul fragile destino che ci attende tutti, professoroni e analfabeti, lattai e pescatori, belle dame a passeggio sul corso e vecchietti che le scrutano, desiderandole come se il tempo non fosse mai passato, come se potesse non passare mai.
Ogni luogo ha, nelle sue radici, certe figurette leggendarie: di solito le loro minuscole e memorabili gesta vengono tramandate a voce, di generazione in generazione, finché a ricordare non rimane che l’ultimo, e poi più nulla. Prima che quell’implacabile niente si presenti a reclamare il conto, Marco Sammito scrive. E salva.
Le sue storie sembrano minime e non lo sono mai, perché sono storie di uomini, grandiosi anche nella loro miseria. Possono guardarsi i piedi, ma nel cuore hanno le stelle.
Maurizio Crosetti, ottobre 2020
“Aperto o chiuso che fosse, il “Garibaldi” ha continuato a raccontare la società modicana nei suoi momenti più pubblici e ostentati. Ha misurato nell’arco degli anni la capacità delle generazioni di testimoniare glorie e umiliazioni, cadute e risalite, tutte idealmente intrecciate con i destini della città.”
L’arte di saper raccontare
Il pregio di Modica – Storie di vita e altre dolcezze non è solo quello di raccontare. È di saperlo fare, con uno stile autoriale affinato negli anni di scrittura giornalistica, e che pure dal giornalistico si discosta con facilità per vestire magistralmente l’abito letterario.
Il libro di Marco Sammito non si limita a raccontare con le parole. In coda al volume sono presenti ben ventuno foto d’epoca che immortalano luoghi e persone della vecchia Modica: quella del Teatro Garibaldi e della Fiera del Sud-Est, con Pietru co’ fischiettu in prima linea ad allietare le orecchie dei passanti; quella di Teleuno e delle interviste a tarda notte; quella del Modica Calcio degli anni ’50 e del sogno sportivo di Zu Pietru, che continua a vivere nei volti immortalati della sua squadra.
Un libro, insomma, che contiene in sé un valore inestimabile dal punto di vista storico, culturale, ma soprattutto umano. E non è forse questa stessa l’essenza della città di Modica?
Autore: Marco Sammito
Marco Sammito nasce a Modica nel 1954. Giornalista professionista, per trentatré anni ha retto l’ufficio stampa del Comune di Modica affiancandovi un’intensa attività autonoma con pubblicazioni su periodici di informazione e quotidiani dell’isola, tra i quali il quotidiano “La Sicilia”, per il quale da oltre 16 anni firma molte inchieste e articoli sui grandi eventi culturali. È stato direttore di due televisioni regionali e ha tenuto la corrispondenza di quotidiani nazionali. Nel 2005 ha avuto il riconoscimento di Addetto Stampa dell’anno, menzione speciale, promosso dall’Ordine nazionale dei Giornalisti e dalla Federazione nazionale della Stampa Italiana. È responsabile della comunicazione della CGIL di Ragusa, ha gestito gli uffici stampa di istituti di credito, di Fondazioni e Associazioni Culturali e adesso si dedica anche alla scrittura di racconti e romanzi. Modica – Storie di vita e altre dolcezze è la sua opera d’esordio. Ha tre figlie, Federica, Viviana e Michela. Viviana è giornalista professionista.
Informazioni aggiuntive
Formato | Ebook, Cartaceo |
---|
Maria Monisteri –
Marco Sammito, per ogni “storia”, riesce a creare una trama capace di avvincere il lettore, costruendo ogni azione, ogni dialogo o esclamazione con cura dei dettagli.
Con fluida scrittura ci conduce in un tempo non troppo lontano, che l’illusione, la fretta di correre verso un futuro migliore ha rischiato di farci dimenticare.
Marco non si limita solo a raccontare, ma a trasmettere l’eredità di episodi e personaggi di cui è doveroso custodire memoria.
Vito D’Antona –
Non l’ho ancora letto, ma ho assistito alla presentazione a Palazzo San Domenico di Modica. Dalle letture mirabilmente eseguite da Marcello Sarta, in quei due episodi ho rivisto la mia infanzia e giovinezza, come in alcuni testi di Belgiorno e di Poidomani.
Grazie, Marco Sammito.
Tania –
Dopo essermi trasferita nella cittadina di Modica, ho avuto modo di conoscere e leggere Marco Sammito, che con fare elegante mi ha introdotto nella Modica di un tempo, dove signorilità e allegria si respiravano tra i vicoli, insieme all’odore dei gelsomini e dei fiori del cappero. Quasi un viaggio nel tempo… il tempo ritrovato.
Antonio Garofalo –
Il rivisitare con tanta dovizia di particolari storie e costumi saldamente conservati nella memoria dei modicani della mia generazione, riesce a stimolare emozioni, ricordi e trascorsi di vita vissuti da inconsapevoli protagonisti.
Mi riferisco al cannolo di ricotta e tazza di cioccolata calda gustati nella saletta del caffè Roma, alla fiera della domenica mattina in corso Umberto con i carretti dei massari parcheggiati nella vicina Via Carlo Papa con le aste alzate per occupare meno spazio, alla storia dell’avvocato, principe del foro che mio padre mi raccontava a mo’ di fiaba.
Insomma, l’autore propone in visione alle future generazioni il reale spaccato di vita modicana del secolo scorso, suscitando, in noi che c’eravamo, sentimenti di orgoglio e appartenenza.
Grazie Marco.
A.G.
Patrizia –
Oltre ad essere un libro scritto magistralmente è da considerarsi un documento storico, per noi e per i nostri figli. Grazie Marco Sammito!
Federico Mavilla –
Arguzia, ironia, umorismo, scherno, spontaneità, autenticità, tutti sinonimi dei personaggi descritti con una bravura e dovizia narrativa che rendono la lettura sciolta, veloce e che trascina in breve tempo fino all’ultima pagina. Bravo Marco Sammito per la facilità e l’attitudine a scrivere e descrivere.
Tanino Di Rosa –
Ho appena finito di leggere la prima parte del libro. Mi trovo pienamente d’accordo (per quel che può valere) sull’analisi fatta in prefazione da Crosetti, nella quale dice che Marco Sammito è un affabulatore, ma che al momento giusto chiude il cerchio dopo avere un po’ divagato. Mi complimento per ciò che mi il libro trasmette. Mi ha fatto anche sorridere in questo racconto, ove, trovo la presenza dell’amico Federico Mavilla nelle sue funzioni di medico. La vera risata, ed anche forte, cmq l’ho fatta quando il professore si ferma vicino la Chiesa di Sant’Anna e chiede in dialetto nostrano a Nane’ “ma ta scusari, cu cazzu siti ecc ecc”. Complimenti per la bella narrativa che scorre in naturale sequenza .
Bravissimo Marco mi hai fatto emozionare.
Giulia –
Un libro che si legge con grande piacere. È un po’ un tornare a casa e sorridere davanti a ricordi amati.